Sabato 8 febbraio la prima serata dei Nuovi Fermenti è stata dedicata al Dolcetto: il terzo grande vitigno a bacca rossa delle Langhe, dopo Nebbiolo e Barbera. Messo in ombra nel passato dai fratelli maggiori, considerato un po’ un sempliciotto per la sua sincera immediatezza e la propensione a non darsi delle arie e accontentarsi dei terreni con esposizioni più fredde e delle colline più alte, è in realtà da sempre il vitigno del cuore per gli abitanti della provincia Granda. Per secoli infatti gli abitanti della pianura e delle vallate alpine nell’epoca della vendemmia sono sciamati su e giù per le colline tra Alba, Dogliani e Mondovì, per procurarsi le uve Dolcetto per farsi il vino in casa per l’anno a venire, rinsaldando amicizie e legami da una generazione all’altra. Il Dolcetto è l’uva più precoce tra le nere piemontesi, dolcissima (da cui il nome) a maturazione, usata in passato anche come uva da tavola nonché ricostituente, dona un vino più immediato ma anche più piacevolmente colorato del Nebbiolo, povero di acidità rispetto alle possenti barbere dell’Albese, ma pur sempre corposo per il giusto equilibrio di alcolicità e buona tannicità. Un vino considerato “da bere molto giovane”, che però nelle versioni base normalmente è al meglio nel secondo o terzo anno, e non disdegna 5-10 anni di invecchiamento nelle versioni più importanti. Il suo punto di forza è il frutto: intensi profumi in primis di ciliegia e amarena, ma anche di mirtillo, lampone e relative confetture, poi china, finocchio, note balsamiche di salvia e menta, e talvolta, con un moderato invecchiamento in legno, note speziate e tostate.
Protagoniste della serata sono state 3 aziende a conduzione familiare che hanno raccontato la loro storia e i loro prodotti con passione e autenticità.

Silvio Levi della cantina LeViti di Dogliani, torinese di nascita ma di origini doglianesi, è invece diventato viticoltore e winemaker per una coraggiosa scelta di vita, lasciando la città ed un lavoro “moderno” per seguire con passione il richiamo delle radici. 
La serata è cominciata con la Neira – Dogliani DOCG 2012 di Silvio, l’ultimo nato tra i suoi Dolcetti e proveniente da un singolo vigneto, il più giovanile e fresco, che si affina per alcuni mesi in acciaio e bottiglia e offre il fruttato tipico del Dolcetto ma sorprende tutti per intensità e persistenza. In bocca tannini moderati. Un vino perfetto con i salumi.
Proseguiamo con il Livor – Langhe Bianco DOC 2012 di Dario: nome ed etichetta ricordano l’invidia, uno dei 7 vizi capitali ritratti negli straordinari affreschi quattrocenteschi della cappella di San Fiorenzo a Bastia Mondovì (uno dei capolavori della pittura gotica in Piemonte, che raccontava visivamente al popolo contadino il Paradiso, il Purgatorio e soprattutto le pene dell’Inferno). Il Livor è un accattivante vino da pesce e carni bianche, nato dal matrimonio tra l’Arneis, che conferisce struttura acida e profumi floreali, di mela e pesca bianca, e il precoce Sauvignon Blanc, che al naso aggiunge note di limone, pompelmo e frutta tropicale, e in bocca ammorbidisce gli spigoli dell’Arneis dando calore e rotondità. Ecco un primo vino che non ci si aspetterebbe nelle Langhe Monregalesi. Non rimane che dire… attendiamo fiduciosi l’uscita della nuova annata 2013!
Eccoci poi ai vini per così dire “centrali” della gamma di entrambi i produttori: il Cavalla – Dogliani DOCG 2012 di Silvio nasce dall’omonimo vigneto. Vinificato come la Neira, al naso la ricorda ma con una più marcata nota di ciliegia e frutti neri, per contro ha una persistenza leggermente inferiore. In bocca è di corpo, si sentono i tannini del dolcetto non aggressivi ma più intensi che nella Neira. Un vino da tutto pasto di grande stoffa, non a caso già premiato alla Douja d’Or. Anche il Dogliani DOCG 2011 base di Dario, prodotto in 15000 bottiglie l’anno con uve provenienti da tutti i vigneti aziendali, affina per pochi mesi solo in acciaio e in bottiglia. Qui oltre al frutto comincia ad emergere confettura di amarene, in bocca è pieno e persistente, con un leggero retrogusto ammandorlato tipicissimo del Dolcetto.
Mattatori della serata sono stati anche Cinzia Cuniberti, il marito Renato, e Dario Porta, allevatori e soci dell’agri-macelleria Che Bun di Bastia Mondovì. Il motto dell’azienda è “da li a la”, ovvero il messaggio è che la carne dei vitelli di razza piemontese che crescono nelle aziende agricole di questa filiera cortissima è … buona tutta, dalla testa alla coda! come avrà modo di constatare chi proverà il pacco da 16 Kg (prenotabile direttamente da Che Bun e con consegna a domicilio, dettagli sul sito) o il nuovo “pacco assaggio” da 4Kg, progettato per la Compagnia del Calice e prenotabile/ritirabile tramite la nostra associazione. Un mix vincente di tutti i principali tagli, con un conveniente rapporto qualità/prezzo. 

Che dire poi della salsiccia di vitello cotta nel vino (il Diavolisanti di Dario), che ha accompagnato i “pesi massimi” della serata? Acquolina in bocca e tannini si sono incontrati ed è stato un autentico piacere che ha pervaso tutta la sala! A completare il piatto, il più classico formaggio del Monregalese, la Raschera DOP sempre del Caseificio Fattoria Primavera di Mondovi.



Ma eccoci al vino forse più insolito della serata, il Briosec 2012, Brachetto secco in purezza di Silvio. 
Ma la nostra escursione virtuale in Langa non sarebbe completa senza la nocciola tonda gentile, che abbiamo gustato nella tradizionalissima torta di nocciole della Pasticceria Ezio Denina di Villanova Mondovì. L’abbiamo accompagnata con il Bricalet di Silvio, ultimo vino di questa ricca serata, un mosto parzialmente fermentato da uve Brachetto ed una vera e propria anteprima visto che il vino non è ancora stato imbottigliato ed è stato spillato direttamente dal tino! Un rosso rubino scarico e quasi rosato (con una leggera torbidezza dovuta al fatto che il vino non è stato ancora filtrato), poi al naso fini note aromatiche di rosa, coerenti con una dolcezza non stucchevole, infine una bocca fresca e completata da una sottile effervescenza … lo attendiamo presto per l’estate!
Se l’obbiettivo della serata era quindi di sfatare due luoghi comuni: che il Dolcetto sia solo un vinello semplice; che tra Dogliani e Mondovì si coltivi solo Dolcetto… bene, speriamo di avervi convinti.
Ringraziamo ancora Dario, Silvio, Lucia, Cinzia, Annamaria, Renato e Dario per avere condiviso con noi un po’ del loro mondo, e ricordiamo ai nostri soci che alcuni dei vini assaggiati sono disponibili per la mescita nelle serate vineria o per l’acquisto nella Cantina del Calice.
Vi ricordiamo infine che il prossimo appuntamento con i Nuovi Fermenti del Piemonte sarà nella seconda metà di Aprile, quando da Dogliani voleremo verso l’Alto Piemonte per incontrare un’innovativa cantina alfiere di Boca e delle Colline Novaresi. Scopriremo bollicine metodo classico di Erbaluce, raffinati vitigni autoctoni vinificati in purezza come Vespolina, Uva Rara e Nebbiolo, il nobile Boca (Nebbiolo e Vespolina) e infine passiti di Erbaluce e Nebbiolo. Il tutto accompagnato da prestigiosi salumi e formaggi di pianura e di montagna della zona, come il Gorgonzola naturale stagionato, la Toma e i caprini della Valsesia, il salam d’la duja.
A presto!
Giorgio




