Ci si presenta così il paesaggio, alle 9.30 di una tersa domenica di marzo, quando accogliamo con piacere la proposta di dedicarci a qualche lavoro nella nuova vigna di Dolcetto per la quale Giorgio ha “perso la testa”. Senza troppi indugi, capiamo il perché di questo folle innamoramento.

Siamo a poche curve di strada da Briaglia, piccolo comune della Langa Monregalese, sulla sommità di una collina che gode di una privilegiata esposizione a Sud nonché di una fantastica vista a 360° sulla corona alpina, dal Monte Rosa al Cervino al Gran Paradiso al Monviso, sino ad arrivare alle Alpi Marittime che abbiamo proprio di fronte a noi! La vigna “adottata” da Giorgio si compone di 35 filari di Dolcetto, che si estendono su circa 4mila metri quadri di terreno, dalla sommità del bricco (480 mt s.l.m.) a scendere lungo un pendio abbastanza ripido. Il Dolcetto è un vitigno che ha legami molto profondi con le colline di Mondovì e dei comuni limitrofi: così è anche per questa vigna di 60 anni di età che, forte della sua longevità, si caratterizza per la produzione di un vino molto concentrato e pigmentato, dai profumi particolarmente fini.

vigna_2_3Qualche minuto di rispettosa contemplazione per questo spettacolo e iniziamo a dedicarci al lavoro di vigna. Giorgio, Gabriele, Aldo e qualche amico della Compagnia nelle settimane precedenti avevano già effettuato i lavori di maggior fatica, sgomberando la vigna da pali e fili vecchi: ciò ha reso possibile l’intervento di operai specializzati che hanno prima piantato i nuovi pali intermedi di ferro zincato, poi piantato i nuovi pali di testata di castagno, riuscendo a superare la resistenza del tufo solo grazie all’ausilio di trattore cingolato e trivella.

Il nostro compito per la giornata è stato dunque quello di fissare i fili più bassi di ciascun filare (recuperati dalla vigna “vecchia” e già posizionati a terra in precedenza) ai pali di testata, utilizzando dei tendifilo, per poi legarci sopra le viti e rifinire le potature. Nonostante le temperature inizialmente abbastanza rigide, e un palmo di neve caduta il sabato, il lavoro durante la mattinata è stato piacevole, allietato da un clima relativamente mite e secco, da una vista impagabile e da qualche dolce e meritata pausa.

In attesa dei rinforzi, giunti non a caso per pranzo, Max ha continuato a collocare i tendifilo lungo tutti i pali di testata del crù Briaglia mentre il resto della squadra di lavoro – composto da Aldo, Nicoletta, Giorgio e dalla sottoscritta – ha portato avanti la legatura e potatura finale dei filari.

In questo modo, abbiamo avuto l’opportunità di apprendere anche nuove piccole nozioni sulle pratiche agronomiche in vigna, prime fra tutte la potatura secca e la legatura dei tralci delle viti ai fili orizzontali, col sistema Guyot.

Questo sistema di allevamento della pianta prevede il rinnovo annuale del tralcio produttivo, anche detto “capo a frutto”. La lunghezza del capo a frutto si misura sulla base del numero di gemme presenti sul tralcio prescelto, posizionate a distanza più o meno regolare. Questa lunghezza può variare fra le sei e le nove gemme per tralcio. Il fissaggio del tralcio richiede preliminarmente di curvarlo a mano delicatamente – onde evitarne le rottura – per permettere la sua legatura al filo orizzontale più basso.

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E’ stato proprio questo contatto fisico con la vite a permetterci di scoprire e toccare con mano quanto essa sia resistente, duttile e flessibile e come ben si adatti a questa torsione. Dopo aver legato il capo a frutto, abbiamo concluso la potatura con il taglio dello sperone, che Giorgio nelle giornate di lavoro precedenti con grande saggezza aveva deciso di posticipare, nel timore di un ultimo ritorno di inverno. Lo sperone, o “capo a legno”, è il residuo di un altro tralcio potato molto corto, composto da 2/3 gemme soltanto, dal quale spunterà il tralcio produttivo che il prossimo anno andrà a sostituire il capo a frutto di oggi, rinnovando il ciclo produttivo della pianta.

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Per ripigliarci dalle fatiche del mattino, la squadra potatori del Calice ha fatto pranzo all’Agriturismo Cascina Mondino di Vicoforte, dove la Sig.ra Natalina ci ha fatto gustare alcune delle sue specialità fatte rigorosamente in azienda: salame (quello dei nonni! speziato e dal sapore deciso), lardo affinato nelle vinacce, ravioli di carne, e ovviamente il Dolcetto leggermente abboccato della tradizione contadina.

Dopo pranzo il ritmo non è calato, anzi! Col prezioso supporto di Gabriele, Alessio e Gianfabio al lavoro che Max aveva già iniziato in mattinata (e qualche spettacolare scivolone nella “pauta” della  capezzagna,  trasformata dalla fusione della neve in una pista da bob!), abbiamo concluso la giornata con ottimi risultati: fissaggio dei fili più bassi in tutti i 35 filari e legatura dei tralci in un terzo di essi. A tardo pomeriggio, lasciamo il nostro cru di Briaglia, non prima di esserci goduti i colori e i giochi di luce del sole fra la neve e i filari.

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Certo, la fatica è stata molta e il lavoro sarà ancora lungo, ma le parole di Giorgio ci hanno davvero strappato un sorriso: “Se riusciremo a finire questa follia, molto dipenderà dalla giornata di oggi”. E noi, soddisfatti del risultato e della bella giornata in compagnia, ce lo auguriamo con tutto il cuore.

               Alberta