Dopo tanti noiosi giorni di pioggia abbiamo fatto la danza del sole e… siamo stati premiati! Il 5 luglio una giornata di cristallo ci accoglie sulla Serra d’Ivrea. La mia piccola Lucia mi chiede come sia possibile una collina così dritta e lunga da sembrare disegnata col righello!… oggi è difficile crederlo ma questa era la morena laterale sinistra dell’immenso ghiacciaio che in successive pulsazioni – le maggiori delle quali 1,6 milioni e 700 mila anni fa – terminava qui allo sbocco della Valle d’Aosta. Oltre ai terreni morenici ricchi di roccia granitica sbriciolata, che arricchiscono di sapidità i vini, il ghiacciaio ci ha lasciato anche lo splendido lago di Viverone, che luccica a breve distanza verso sud e mitiga il clima: sembra di essere su una balconata assolata e ai piedi delle Alpi prosperano cipressi, fichi, macchie di rosmarino e qualche ulivo e… la vite ovviamente!
Ed ecco la prima tappa! Benito e Camillo Favaro ci accolgono nel loro piccolo paradiso in località le Chiusure (il nome – del luogo e dell’azienda – ricorda un antico confine fortificato tra i Longobardi che occupavano il Piemont
Padre e figlio trasudano passione per l’Erbaluce, che reputano uno dei 5 o 6 più interessanti 

Ma la cantina Favaro produce anche, in piccolissime quantità, importanti rossi di stampo francese, in cui ritroviamo la passione di Camillo per la Borgogna, il Rodano e la Francia in generale, e l’ispirazione che ne nasce. La Freisa “F2” 2012 è vinificata in acciaio e sempre in acciaio riposa fino al settembre successivo alla vendemmia. Ha un colore rubino scuro quasi porpora, al naso è evidente il lampone varietale, ma anche altri frutti neri a metà tra il frutto maturo e un primo accenno di confettura, note balsamiche e infine in bocca ha un bell’equilibrio: su tutto ci conquistano i piacevolissimi tannini, che derivano anche dalla macerazione di 5/7 giorni in presenza dei raspi, tecnica usata spesso in Borgogna con il Pinot Nero. Un vino ancora giovane, con un buon potenziale d’invecchiamento.
Infine Camillo ci regala ancora due vere e proprie chicche: il Syrah “Rossomeraviglia” 2012: solo 300 bottiglie per passione pura, il nome dedicato alla moglie. Profumi di piccoli frutti neri, di confettura di ciliegia e mora, intenso di grafite e leggermente speziato, bocca elegante, morbido ma allo stesso tempo fresco, con tannini vellutati e una sensazione complessiva di grande equilibrio e finezza. Siamo sulla stessa latitudine dei grandi Syrah del Rodano, il terreno ha una componente granitica molto simile a quella di quei grandi terroir…vorrà dire qualcosa? Spilliamo anche il Syrah 2013 direttamente dalla barrique, i colori sono più giovani e violacei, ma il carattere è quello, un vino da aspettare per cogliere le peculiarità di un’annata in cui la maturazione lunga ma ottimale promette profumi e sensazioni complesse.
È l’ora del pranzo e dobbiamo andarcene a malincuore, ma siamo certi che questa cantina non smetterà di stupirci. A presto!
Dieci minuti a piedi tra vigne, prati e frutteti ci portano all’Agriturismo Cascina Gaio, dove la padrona di casa Fabrizia Godone, nostra socia ma soprattutto sommelier e appassionata operatrice nel mondo dell’eno-gastronomia, ci accoglie con un salvifico kir alla canavesana (mix di metodo classico di Erbaluce e crème de cassis della Borgogna, il prezioso liquore ottenuto dalla macerazione in alcol del ribes nero con l’aggiunta di sciroppo di zucchero), servito ben fresco all’ombra del porticato e accompagnato da salvia fritta (favolosa, il segreto è che nella pastella c’è anche un po’ di parmigiano). 


Dopo poco più di mezz’ora di passeggiata tra le vigne raggiungiamo il piccolo e ben conservato centro storico di Piverone: i capperi sul muraglione della chiesa la dicono lunga sul clima mite di questa collina assolata. Ancora due passi ed eccoci accolti da Sandro Comotto e Davide Boglia (foto sotto) alla Cantina La Masera. 6 amici appassionati di vino nel 2005 decidono di affrontare una scommessa, creare un’azienda che rinverdisca i fasti del Passito di Caluso, ma cammin facendo esplorano tutte le sfaccettature che l’Erbaluce e gli altri vitigni canavesani permettono. Oggi gli ettari vitati sono 5 e la cascina di Piverone, che è circondata da uno scenografico
vigneto di Erbaluce allevato a controspalliera (in una insolita forma che ricorda il cordone speronato), ospita anche la moderna cantina. Siamo appena arrivati ed è subito come se ci conoscessimo da tanti anni! L’atmosfera rilassata di questo tardo pomeriggio di inizio estate e la tranquillità del cortile-belvedere stimolano una sacco di racconti appassionati sulla storia di questa giovane e ambiziosa cantina. Sandro ci parla delle difficoltà e delle soddisfazioni nel cercare di “far crescere” l’Erbaluce dal ruolo di vino (ci si permetta il termine) un po’ “decaduto” e di rilevanza prevalentemente locale a quello di ritrovata risorsa nella sparuta ma agguerrita pattuglia dei bianchi piemontesi di rango. Se la DOCG ha certificato questa eccellenza, la sfida sui volumi e sull’alta qualità, che permettano all’Erbaluce di farsi meglio conoscere in Italia e all’estero, è tutta da giocare e cantine come La Masera e Favaro sono prototipi del rinnovamento necessario in queste zone. Davide (a sinistra), che segue vigne e cantina a tempo pieno, ci trasmette la sua grande passione per questo mestiere dove non si finisce mai di sperimentare e imparare creando sempre qualcosa di nuovo. In cantina ammiriamo la tecnologia al passo coi tempi, ma anche le tradizionali pupitres che, con il remuage fatto a mano, fanno da incubatore per gli ultimi nati della cantina, i due metodo classico che a breve assaggeremo.

Segue il Bolle, Canavese Rosato Spumante DOC metodo classico, millesimo 2011, ottenuto da uve Barbera 60%, Freisa 20%, Bonarda 15% e Vespolina 5%. Le uve deraspate subiscono una macerazione a freddo di alcune ore, che dona al mosto il bellissimo colore, poi dopo la pressatura soffice inizia la fermentazione di 3 settimane a bassa temperatura (15-16°), dopo di che il vino base riposa 6 mesi sui lieviti in acciaio prima del tirage. Dopo la rifermentazione in bottiglia, affina sui lieviti per 20 mesi. Un metodo classico sorprendente: affascinante il colore buccia di cipolla, il naso è delicato e fragrante di fragoline di bosco, amarena e crosta di pane, in bocca è potente e “croccante”, con quasi 13,5° di alcool ma freschezza e sensazioni fruttate da vendere. Vino da tutto pasto, dai saporiti antipasti tradizionali ai salumi, da provare persino con carni importanti.
Ed eccoci agli Erbaluce fermi: partiamo dall’Erbaluce di Caluso DOCG Anima 2013, vino base della gamma, vinificato in acciaio e poi affinato per 6 mesi in acciaio e 3 in bottiglia. Giallo paglierino scarico, naso leggermente erbaceo e floreale, ma anche mela e leggera nota di pesca bianca; in bocca la tipica acidità varietale ma nel contesto di un vino già pronto e piacevole,
corrispondente col naso. Insomma un Erbaluce molto tipico, immediato e di ottima beva, per accompagnare piatti di pesce o comunque dai sapori delicati. Segue l’Erbaluce di Caluso DOCG Macaria 2012: come il precedente è frutto dei vigneti di Settimo Rottaro e Piverone, tra cui la vigna “Macaria”, ma la selezione delle uve e le particolari lavorazioni in cantina, che cominciano con la macerazione a freddo per 12-18 ore prima della pressatura, lo portano alcuni gradini più in alto. A metà fermentazione il 70% del mosto si sposta in barrique di rovere francese e il resto rimane in acciaio. Finita la fermentazione le due partite affinano sui lieviti per 10 mesi, poi dopo l’assemblaggio per ulteriori 6 mesi in bottiglia. Nasce così una struttura importante, che non teme l’invecchiamento e gli abbinamenti impegnativi: il colore è paglierino più intenso; al naso note di pesca gialla, miele, vaniglia e burro, quasi da Chardonnay di Borgogna; in bocca è giovanissimo, con acidità tesa e sapidità più spiccate rispetto al base, persistente, da riprovare sicuramente dopo qualche anno di invecchiamento e accompagnato dagli antipasti e dai primi o dalle zuppe della tradizione canavesana, ma anche da piatti di pesce o della cucina orientale.
Ottimo anche il Canavese Rosato DOC 2013, frutto di Barbera 60%, Freisa 30% e Vespolina 10%, fruttato, fresco, ideale come aperitivo e con antipasti e piatti semplici dell’estate.
L’unico rosso che proviamo in questo caldo pomeriggio di rinfrescanti bianchi e rosati è il Canavese Barbera DOC 2013: affinato dai 6 ai 10 mesi a seconda dell’annata, per metà in acciaio e metà in legno piccolo, ha un colore rubino scuro quasi violaceo, profumi intensi di ciliegia e ribes, vinoso, tipica espressione della Barbera nel Canavese; in bocca è fresco e corposo. Perfetto con antipasti tradizionali, agnolotti e piatti di carne succulenti. Purtroppo il Canevese Nebbiolo DOC è finito… buon segno per la Masera! ed uno spunto per espanderne la produzione, ma sapremo aspettare!

Il tempo passa sorseggiando e chiacchierando in pieno relax e… rubando il verso al poeta… si fa subito sera! È ora di tornare alla base dopo una giornata luminosa come poche: ci portiamo via la sensazione di avere scoperto un angolo del Piemonte poco noto ma delizioso, di avere dei nuovi amici in entrambe le cantine che abbiamo visitato, ma anche un nuovo amico di nome Erbaluce, che forse prima conoscevamo poco ma oggi abbiamo imparato ad apprezzare meglio.
Alla prossima gita del Calice!
Giorgio



