Giovedì 3 dicembre 2015 a La Compagnia del Calice abbiamo esplorato il Terroir siciliano grazie alla Cantina Firriato che valorizza ed esalta una delle terre vitivinicole più importanti d’Italia.
La produzione vinicola in Sicilia è stata oggetto d’esportazione all’estero soprattutto in Francia ed in Inghilterra dove i vini venivano utilizzati per tagliare vini deboli e deficienti di colore. Con l’andar del tempo la qualità aumentò progressivamente conferendo alla Sicilia un’identità commercialmente importante. Qui possiamo trovare tutte le tipologie richieste dal mercato nazionale ed internazionale; dai potenti vini liquorosi si arriva a quelli tenui e sottili per la distillazione, attraverso ad una serie completa di vini bianchi e rossi da taglio, da pasto fini e comuni.
Tra le zone più importanti c’è quella di Trapani che vanta il fregio di zona più vitata d’Europa! Qui, nel segno del rinascimento enologico siciliano, l’azienda Firriato ha intrapreso, a partire dagli anni ’90, un grande progetto di salvaguardia e recupero del variegato territorio dell’isola: alle prime tenute nell’Agro di Trapani (collina) si sono succedute, nel tempo, le acquisizioni di Cavanera sull’Etna (montagna) e Calamoni sull’isola di Favignana (mare). In questo modo la famiglia Di Gaetano ha costruito un mosaico di inestimabile valore per l’intera produzione vinicola siciliana riuscendo così a offrire una panoramica completa della vastità del terroir siciliano.
Francesca Masak Matsumura - FIRRIATOFrancesca Masako Matsumura (Manager Area Nord Ovest di Firriato) ha rappresentato la Cantina in modo esemplare portandoci campioni di sabbia e la lava, terreni ove ogni vite è curata con stile e gran passione dal patron Salvatore Di Gaetano.

Nella nostra serata, insieme ai 50 soci presenti, siamo partiti con una delicatissima bollicina di Nerello Mascalese, il Gaudensius Etna DOC. La zona di produzione è sull’Etna. Siamo quindi su un una montagna lavica che guarda il mare, profumi e odori vari quali lo zolfo. Etna Tutto l’ambiente di origine lo ritroviamo in modo armonico ed elegante nel vino; un metodo classico maturato per oltre 32 mesi sui lieviti che hanno fatto fuoriuscire profumi delicati di agrumi di Sicilia, crosta di pane e sentori minerali. Come di nostra consuetudine abbiamo abbinato un cibo cercando di dar maggior valore a questo nettare. Un crostino con formaggio fresco e del tonno affumicato era in linea con la moderata sapidità e alle note di ribes e mandorla del vino.
La serata è proseguita “viaggando” verso Trapani dove nella Tenuta Borgo Guarini abbiamo incontrato un’uva a bacca bianca, profumata, e aromatica che rappresenta la Sicilia: lo Zibibbo

Zibibbo

Zibibbo

Qui viene prodotto lo Jasmin 2014 – IGT Terre Siciliane (Zibibbo secco); un vino giovane con grande aromaticità che conquista per i suoi profumi piacevoli. Questo vino è subito entrato in sintonia con la serata, invitando alla convivialità, al dialogo, all’incontro, il tutto secondo la filosofia di Firriato, così come Francesca M.M. ci ha raccontato. La sapidità e l’eleganza di questo vino di gran gusto, si è ben abbinato al cous cous vegetariano con sopra una fogliolina di menta.
Curiosità dello Zibibbo (o Moscato d’Alessandria): venne importato dagli arabi (da qui il termine zabib significa “uva secca”) che lo diffusero in tutto il bacino del Mediterraneo trovando la massima espressione del suo frutto in terra sicula. Il merito della vite è la sua versatilità e la predisposizione a crescere in ambienti ostili e di diversa conformazione orogenetica. Nell’area trapanese la pianta incontra un suolo prettamente argilloso ricco di sodio e vari minerali, qualità che si riflettono nei vini di alta qualità ed eccellente gusto.

Sempre in questa zona troviamo uno dei vitigni più noti: Nero d’Avola. Vitigno nel passato bistrattato, utilizzato come uva da taglio (molto all’estero) per le sua bella freschezza, al colore e alla vibrante vena acida.  Caeles Nero d AvolaDagli anni ’70/’80 la notorietà di questo vino portò ad una crescita repentina della produzione imbottigliata. Oggi è quanto mai difficile districarsi nella miriade di etichette con la dicitura Nero d’Avola, alcune di indubbia medio-scarsa qualità proposte a pochi euro. Dagli anni ’90 la rivincita di questo vitigno avviene grazie anche alla Cantina Firriato. Il Cæles Nero d’Avola 2014 – IGT Terre Sicilane in degustazione è uno dei prodotti certificati come biologico, proprio per esaltare la natura genuina e sana, come riflesso di una terra incontaminata e curata di questo rosso anagraficamente siciliano. In bocca mostra l’audacia di un vino biologico, con un accesso morbido e seducente, fresco, succoso, con tannini ben distesi e netti ritorni di amarena nel finale.

Evento della serata, l’anteprima del top dei Nero d’Avola: Harmonium 2013 – IGT Terre Siciliane. Questo vino (recentemente premiato con i “Tre Bicchieri della Guida del Gambero Rosso 2016“) è figlio di una vendemmia ricordata per la lunga e armoniosa maturazione dei grappoli che hanno forgiato i tre cru di Nero d’Avola. Risultato? Colore rosso rubino cupo e fitto, bouquet è intenso, vigoroso e persistente, meravigliosi sentori di frutta rossa, con in evidenza prugna e amarena. In bocca è ricco di polpa, potente, caldo, solare, dai tannini vigorosi e carezzevoli, un capolavoro di equilibrio ed armonia che ci ha conquistati. Quale altro nome poteva avere questo vino?…
Abbiamo abbinato questi due Nero d’Avola ad un gran formaggio: il Ragusano stagionato DOP, uno dei formaggi più antichi prodotti in Sicilia.
La leggera piccantezza del formaggio veniva ben armonizzata in modo differente dalla freschezza, dalla morbidezza e dalla tannicità del Nero d’Avola.

Harmonium e Ribeca - FIRRIATO alla CdC

Dagli anni ’90 la cantina Firriato reimpiantò nella Tenuta di Pianoro Cuddia un vitigno quasi estinto: il Perricone. In passato questo vitigno era utilizzato per vinificare il Marsala rubino (o Ruby) ma nella prima metà del novecento, quando il consumo di Marsala andò progressivamente riducendosi, la sua coltivazione si ridusse a sua volta fino a subire un abbandono pressochè totale. E’ un vitigno difficile, con acini piccoli e rese incerte che variano in base all’annata ma in questa zona Firriato ne ha fatto ritrovare un habitat ideale, facendolo esprimere con un alto livello qualitativo.
Da qui nasce il vino Ribeca, nome preso da un celebre ed antico strumento ad arco, a rievocare la storia della Sicilia, una storia di conquiste e lotte, di innovazione e grandezza, di splendore e gloria. Il Ribeca 2013 – IGT Terre Sicilane in degustazione mostrava proprio questo.
Nel bicchiere vedavamo un bel rubino cupo violaceo e profondo; al naso una straordinaria finezza e complessità dove si avvertono deliziosi profumi di confettura di marasca, mora e prugna, attraversati da nuance che evocano i chiodi di garofano, lo zenzero, le bacche di ginepro, la liquirizia. In bocca mostra una architettura di nobile eleganza e di mediterranea ricchezza, che denota un frutto vitale e fresco ben supportato da una acidità calibrata, tannini vellutati e avvolgenti, di grande fascino. Il carattere deciso di questo vino si è ben amalgamato agli arancini 3 Dicembre - Sicily secondo FIRRIATOripieni di un corposo ragù.

In questa fase della serata ci si aspettava di chiudere con un vino dolce classico della Sicilia. Quando si pensa ad un vino passito di questa zona ci si immagina la corposità di un vino molto dolce, talvolta stucchevole. Anche in questo caso la finezza di Firriato ha ben interpretato, secondo un’esperienza antichissima, l’appassimento dell’uva ZibibboL'Ecru FIRRIATO alla CdCLungo la fascia costiera del trapanese tra le vigne di Tenuta Guarini troviamo il “Giardino degli Appassimenti” (distese di graticci), contornato da palme e melograni. Qui nasce L’Ecrù – IGT Terre Siciliane (90% Zibibbo e 10% Malvasia), un vino aristocratico e riservato che già dalla sua bottiglia bella e pesante mostra un’importante presenza. Versato nel bicchiere notiamo un colore giallo dorato con sfumature ambrate. Al naso una complessità fragrante: fichi e albicocca, sia freschi che essiccati, pesca, ananas sciroppata, datteri freschi, e ancora agrumi canditi, zenzero, delicati richiami di spezie, alloro e rosmarino. In bocca il vino è morbido, di dolcezza mai invadente, sostenuto con una giusta componente acida, e con una persistenza che rimane sul proscenio. Da degustare da solo oppure abbinandolo in due modi: con la pasta di mandorle (la bocca continuava la sensazione dolce, una persistenza delicata) e con il formaggio erborinato (la piccantezza era ammorbidita dalla soave e aggraziata dolcezza). 

I nostri soci hanno ben apprezzato la chiusura di abbinamenti con questo vino di grande finezza e classe, come tutti i prodotti della Cantina Firriato.

3 Dicembre - Sicily secondo FIRRIATO Firriato_Palinsesto

A presto!

Fabio