Venerdì 4 marzo la Compagnia del Calice ha ospitato la seconda tappa di due serate speciali in compagnia dei Poderi e Cantine Oddero. La storica azienda di La Morra nella propria produzione esprime con forza la fedeltà alle sue radici, risalenti ormai alla fine del XVIII secolo, ma anche e soprattutto la fedeltà al territorio e al legame con quello che senza dubbio è il più illustre prodotto delle sue cantine: “il re dei vini, il vino dei re”, sua Maestà il Barolo.

L’azienda oggi è guidata dalla settima generazione Oddero: accanto all’autorevolezza e all’esperienza di Giacomo Oddero, si può assaporare il tocco “femminile” delle figlie, Maria Cristina e Maria Vittoria, e della giovane nipote Isabella, Signore del Vino che hanno reso ancora più dinamica e innovativa una realtà vitivinicola che già non aveva bisogno di lunghe presentazioni.

Poderi Oddero: colline e vini di Langa

Durante la prima tappa del 3 febbraio siamo stati accompagnati in un viaggio fra le colline dell’albese, grazie ad una panoramica sui vini di Langa, e non solo. Siamo partiti dal Langhe Bianco DOC 2012 “Collaretto”, un taglio Chardonnay e Riesling con sei mesi di affinamento “sur lie” con una notevole propensione all’invecchiamento. Abbiamo poi confrontato 2 piemontesissime Barbere, rigorosamente detta al femminile, entrambe 2012: la croccante Barbera d’Asti Superiore DOCG dai filari ultra cinquantenari di Vinchio e la più raffinata Barbera d’Alba Superiore DOC dal vigneto Roggero di La Morra e Villero di Castiglione Falletto, entrambe con un affinamento di circa 18 mesi parte in botti da 50 hl e parte in barrique da 225 l . Bellissime, anche se la sala inevitabilmente si davanti alla Barbera; ci sono gli estimatori di quella d’Asti e chi predilige quella d’Alba.

Ma è il nebbiolo, “IL” vitigno di Langa e così … degustiamo, comparandoli, il Langhe Nebbiolo DOC 2012, anch’esso affinato in legno per oltre un anno e mezzo, e il Barolo DOCG 2011, un Barolo “Classico”, come lo vuole Giacomo e, ancora prima suo padre e suo nonno. Un vino da assemblaggio da varie vigne per cogliere il meglio dei terreni di Langa e dare vita ad vino preciso e costante. A chiudere le danze, il profumato Moscato d’Asti DOCG 2015 “Cascina Fiori”, meno stucchevole di altri moscati e ottimo in abbinamento ai tomini e caprini freschi, abbinamento alternativo alla classica torta di nocciole, ma sicuramente più sorprendente ed emozionante. Che serata, grazie anche alle curiosità e ai racconti proprio di Maria Cristina !!!

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La seconda tappa di questo viaggio ha indubbiamente caratteristiche più tecniche e “sfidanti” della prima. Luca Veglio, l’enologo dei Poderi Oddero, ci ha condotto “a passeggio” tra i prestigiosi vigneti destinati alla produzione di Barbaresco e Barolo, con l’obiettivo di cogliere nel calice le differenze di vini provenienti da alcuni fra i cru più rinomati. E’ indubbio, infatti, che il Nebbiolo rivesta un ruolo preminente per la famiglia Oddero, sia per estensione, sia per il valore qualitativo del vino prodotto e delle terre di origine. Oltre 16 dei 35 ettari vitati di proprietà sono coltivati a Nebbiolo, vitigno esigente, dal ciclo vegetativo lungo, e che spesso dà il meglio di sé quando incontra condizioni climatiche “avverse”. Non meno importante il fatto che parte di questi vigneti sia localizzata in alcune delle menzioni geografiche più famose e storiche del territorio: Gallina per il Barbaresco; Brunate, Bussia, Rocche di Castiglione, Villero e Vigna Rionda per il Barolo.

La degustazione – accompagnata dai territorialissimi brasato con polentina, Castelmagno d’alpeggio e Testun di pecora e, perché no, anche qualche nocciola e tocchetti di cioccolato fondente – si è sviluppata lungo un percorso di sei vini serviti a coppie. Il confronto ha visto succedersi, il Langhe Nebbiolo DOC con Barbaresco DOCG Gallina, entrambi del 2012, a seguire due Barolo 2011, Villero vs Rocche di Castiglione, e per concludere Brunate 2010 con il Riserva Bussia Vigna Mondoca 2008.

O serata

Il primo “duello” in partenza poteva sembrare scontato nell’esito ma così non è stato. Il Langhe Nebbiolo 2012 nasce a La Morra, nel vigneto San Biagio, a 200 metri s.l.m., da una fermentazione e macerazione in acciaio di 15 giorni e da un successivo affinamento in botti di rovere di Slavonia da 100 hl per 18 mesi. Le uve provengono da vigne giovani, 15 anni circa, che vengono vendemmiate qualche giorno prima rispetto alle uve da Barolo. E’ un vino di maggior semplicità e inevitabilmente di minor lunghezza in bocca, ma per essere così giovane (2012) risulta decisamente equilibrato e armonico, con richiami chiari alle caratteristiche organolettiche proprie del vitigno: rosso rubino scarico, al naso viola e frutta rossa, in bocca la piacevolezza di un tannino che riporta immediatamente al territorio di origine. Il Langhe Nebbiolo dà immediata soddisfazione nella bevuta: la sua piacevolezza dal primo sorso non può che confermare che la decisione di Oddero di “declassare” volontariamente alcuni vigneti da Barolo a Langhe Nebbiolo è stata lungimirante e vocata alla promozione su larga scala di una denominazione che ha ormai acquisito spazi importanti sul mercato mondiale.

O Luca 3Il Barbaresco Gallina 2012, coscritto del Nebbiolo al quale è stato affiancato in degustazione, nasce dalle viti di 50 anni di età del cru Gallina, sito a 200 metri s.l.m. nel comune di Neive, con una privilegiata esposizione a Sud. Dopo la selezione manuale delle uve e una fermentazione e macerazione in acciaio di 25 giorni, il vino affina 24 mesi in botti di rovere francese e austriaco da 40 hl e poi a seguire un successivo periodo in bottiglia. All’esame visivo, forse, può non essere così evidente la differenza con il vicino Langhe Nebbiolo, se non unghia tendente al granato. E’ piuttosto al naso e al palato che sono emergono le specificità del Barbaresco: intenso e fine, con richiami a profumi di frutta rossa matura, fiori secchi e spezie, in bocca è complesso, persistente ed elegante, e la sua pienezza richiama subito la sapidità e la mineralità di un terreno, sì prevalentemente calcareo, ma anche con una buona percentuale di sabbia (10-15%). L’austerità di questo vino, che ai primi sorsi può apparire ancora un po’ “chiuso”, forse merita ancora qualche anno di riposo, quel tempo fisiologico perché esso possa esprimersi con pienezza e vigore.

La seconda “sfida” ha aperto il campo al protagonista della serata, il Barolo. La prima coppia è datata 2011 e vede contrapporsi le menzioni Villero e Rocche di Castiglione, due cru del comune di Castiglione Falletto, tra loro vicinissimi accomunati dall’altitudine (240-250 metri s.l.m.) e dall’esposizione a Sud-Est ma … geologicamente molto distanti, più giovane con sottosuolo “di riporto” il primo (ciò determina maggior accumulo d’acqua per le viti), più antico sulla parte “erosiva” il secondo con poca terra prima di incontrare la dura marna (di conseguenza più asciutto e “ ostile”). Il Barolo Villero è il cru “di entrata” di Oddero: è un vino aperto e solare, dalla grande bevuta, forse più facile, di gusto “internazionale”, i cui profumi sono dolci – violetta, cipria e confettura di mora – e il tannino piacevolmente maturo. Il Rocche di Castiglione è 100% “langhet”, perché ha in sé le caratteristiche del Barolo più austero: eleganza, profondità, tannino lungo e intriganti richiami balsamici e speziati.

 O sfide

La chiusura della serata è lasciata ai vini più longevi ed ai vigneti più rinomati: Brunate 2010 e Bussia Riserva Vigna Mondoca 2008. Il cru Brunate, nel comune di La Morra a circa 300 metri di altitudine, guarda a Sud Sud-Est e ha viti di 50-60 anni; è un vigneto che si sviluppa piuttosto “in verticale”, quindi ben esposto e ventilato, che insiste su un terreno franoso, caratterizzato anche dalla presenza di una bassa falda acquifera. Ed è anche il cru “moderno” dell’azienda, con vigne coltivate con metodo biologico dal 2010. Pienezza ed eleganza sono le caratteristiche di questo Barolo che, dopo un affinamento in botti di rovere francese da 20 hl per 30 mesi e un successivo periodo in bottiglia – presenta richiami alla viola e alla rosa, sensazioni terrose, tannino lungo ed elegante. E’ “il Barolo”, in tutte le sue molteplici sfaccettature.

Il vasto cru Bussia, che nel tempo ha ricompreso la collina dei Dardi, è uno dei più emblematici di Monforte d’Alba, per quanto vi sia un piccola eccezione che si insinua nel comune di Castiglione Falletto. Oltre ai famosi filari di Aldo Conterno, Romirasco, Cicala e Colonnello, il Vigna Mondoca dei Poderi Oddero si trova nella parte centrale di quest’anfiteatro naturale nei pressi della Borgata Bussia. I “tempi” di questo Barolo sono più lunghi: la macerazione sale da 25 a 30 giorni, l’affinamento da 30 a 36 mesi in botti da 20 hl di rovere francese. Nella Bussia si va “oltre” al solito concetto di Barolo: il suolo è calcareo e asciutto e con il caldo estivo tende a “sfarinare”, non a caso la zona è anche detta “Pianpolvere”. E’ un vino potente, che si esprime con un bouquet complesso – dove emergono sentori di macchia mediterranea e un ammaliante richiamo balsamico. Il tannino disegna in bocca una trama ricca e la beva è profonda e lunga.

O La Morra 2Qui si chiude questo lungo percorso che, per il pregio dei vini proposti, non poteva esimersi dal fornire qualche indicazione tecnica necessaria per comprendere quale universo si nasconda dietro alla parola “Barolo”. Una menzione speciale va allo staff dai “grembiuloni bordeaux”, i nostri sommelier de La Compagnia, e soprattutto a Luca Veglio, giovane enologo dei Poderi Oddero che guida la cantina ormai dal 2001. Luca, con la sua simpatia, spontaneità e grande passione, ci ha accompagnato in questo viaggio fra i bricchi di La Morra e dintorni.

Io sono riuscita a capire qualcosa di più sul “mio” Barolo. E voi? …. Di che Barolo siete?

     Alberta