Quando le eccellenze del Piemonte, in particolare quelle legate al mondo del vino, salgono sul palcoscenico lo illuminano di luce forte e piena; se il palco è capace di fornire una scenografia di prim’ordine lo spettacolo è assicurato.

Ulteriore conferma l’abbiamo avuta l’8 giugno, presso la nuova sede dell’AIS – Associazione Italiana Sommelier – Piemonte in Via Modena 23 a Torino, che grazie alla calorosa ampiezza e alla luminosità degli interni, caratteristiche che fanno sentire il visitatore accolto e al centro dell’evento, ha fornito la scenografia migliore per esaltare il contatto tra il neofita o l’appassionato e l’ospite d’onore, il Timorasso, grande vitigno autoctono piemontese, e italiano, illustrato, spiegato, accompagnato dai competenti sommelier e dai suoi magnifici produttori fino alle porte sensoriali dei partecipanti.

Il Timorasso è un vitigno autoctono delle colline Tortonesi, la zona del Piemonte più a contatto con il resto d’Italia, perché lambisce i confini di Liguria, Lombardia ed Emilia Romagna, con le quali intrattiene intensi scambi culturali che arrischino anche i prodotti enogastronomici della zona. I vigneti sono coltivati lungo il corso del fiume Scrivia e dei suoi affluenti che idealmente collegano l’area vitivinicola del Monferrato con quella dell’Oltrepò Pavese, ma è nelle valli Curone, Grue, Ossona e nella vicina Val Borbera che ha origine e prospera, grazie alla prolungata esposizione al sole e alle caratteristiche del terreno: argilloso e compatto. Questo vitigno è presente nel territorio fin da tempi immemorabili: sembra che il Timorasso fosse molto apprezzato da Leonardo da Vinci, che per il matrimonio di Isabella di Aragona, omaggiò gli sposi con un antico formaggio della zona, il Montebore, accompagnato da un vino bianco, il Timuràs, conosciuto per la sua capacità di esaltare i sapori di quel formaggio.

Prodotto in abbondanza  in epoca ante fillossera, era presente anche nella provincia di Genova, conosciuto come vitigno a duplice attitudine, buono sia per la tavola sia per produrre vino. Con l’arrivo della fillossera, dell’esodo rurale e degli eventi bellici, il Timorasso fu praticamente abbandonato. Solo verso la metà degli anni ‘80 fu riscoperto da alcuni produttori, uno su tutti Walter Massa, che, con la collaborazione di alcuni colleghi amici decise di investire in questo vitigno, tempo, esperienza e denaro. Walter Massa comprese che questo vitigno aveva le potenzialità per diventare, se vinificato in purezza e con particolari cure in vigna e in cantina, il grande bianco da invecchiamento che mancava al panorama vinicolo piemontese.

Dall’inizio degli anni ’90 in poi la coltura di quest’uva non conobbe più soste, e oggi i produttori che vinificano il Timorasso in purezza sono poco più di una ventina, con una superficie vitata di 40 ettari circa. La produzione abbastanza limitata lo colloca ancora nella categoria dei vini di nicchia, ma i gourmet e gli addetti ai lavori lo considerano uno degli autoctoni più importanti d’ Italia. Parliamo di un bianco che devi lasciare in cantina per lunghi anni, che quasi ti costringe a dimenticarti di lui per permettergli di stregarti al momento giusto. Se non fosse per quella voglia di ritrovarne il sapore, una volta che l’hai provato, sarebbe più facile: invece, ogni volta che scendi in cantina l’occhio corre subito verso quell’angolino e la mano scappa verso la bottiglia, da portare in casa oppure da stappare lì… sul momento.

Le caratteristiche principali del Timorasso sono: colore giallo paglierino più o meno intenso che con l’evoluzione vira sul dorato, profumi complessi che nei primi anni di affinamento in bottiglia ricordano i fiori di acacia e biancospino, pera e foglie di vite secca, le note di miele si avvertono leggermente così come quelle minerali, ma è dopo 4-5 anni di affinamento che si evidenziano le potenzialità con un’evoluzione in note di pera matura, miele d’acacia, così come molto nitide e distinte emergono le note minerali e di idrocarburi, che sono le caratteristiche di questo vitigno.

In bocca il sapore è asciutto, caldo e morbido, la notevole struttura sostiene l’alcolicità, e la decisa acidità serve per assicurare freschezza a questo vino anche dopo molti anni.

Il Timorasso offre una vasta gamma di abbinamenti gastronomici; e a seconda dello stadio evolutivo può essere un valido aperitivo o un ottimo compagno con antipasti, anche elaborati, e alcuni salumi poco stagionati. È ottimo con molti primi piatti, con carni bianche soprattutto se tra gli ingredienti sono presenti erbe aromatiche, con il pesce cotto in vari modi, con formaggi caprini freschi e naturalmente il Montebore, formaggio storico della zona. Da giovane servitelo ad una temperatura di 10-12°, mentre per bottiglie di 4/5 anni d’invecchiamento e oltre, a 12-14°.

Stilare la classifica di merito tra i produttori presenti all’evento – in pratica tutti – è difficile e sarebbe anche ingiusto nei confronti di artigiani che lavorano alacremente per produrre eccellenza. I grandi esperti magnificano i grandi Timorasso di Walter Massa (Derthona, Sterpi e Costa del Vento) e non solo perché si tratta di colui cui dobbiamo il rilancio del vitigno. Walter Massa, oltre che il gran maestro del Timorasso, è un grande divulgatore e intrattenitore. Impossibile non rimanere intrigati dalle sue storie, dalla sua passione e competenza oltre che dai suoi vini, possenti, complessi e longevi.

Gli esperti vi direbbero che l’altro grande del Timorasso è un personaggio altrettanto singolare e pirotecnico: Claudio Mariotto. Anche lui, sul momento, si nasconde dietro il paravento del contadino che fa il suo vino e tira dritto. Non lasciatevi ingannare: è un vignaiolo geniale, capace di realizzare vini che vi faranno sognare. Parlando del Timorasso bisogna citare i suoi cavalli di razza: il Derthona, il Pitasso e il Cavallina.

Ma non fatevi trarre in inganno: se vi lascerete trascinare dall’istinto e dalla curiosità oltre i giudizi degli “esperti” scoprirete che tutti i produttori di Timorasso sono degni di nota. I loro vini meritano di essere acquistati, tenuti in cantina e fatti evolvere…o se non avete pazienza bevuti.

Bevete il Biancofranco e il Martin dell’azienda Martinetti, vini floreali, con sentori di gesso e fieno, sapidi e persistenti. L’azienda agricola Pomodolce produce Timorasso biologici, il Diletto e il Grue, lunghi, persistenti e potenti. L’azienda vinicola Poggio di Vignole Borbera produce un simpatico spumante da Timorasso, il Lusarein, ottenuto con il metodo Charmat lungo, con profumi molto gradevoli e un sapore cremoso e l’ottimo Timorasso Archetipo.

Altra grande produttore della zona, di culto per molti, La Colombera, vi incanterà con il suo ottimo Derthona e il celebre Timorasso Montino, degustato nelle versioni 2010, 2008 e 2004 che testimoniano dell’attitudine del vitigno ad invecchiare: il 2004 è uno spettacolo! Beh, anche le altre annate sono spettacolari!

Il produttore I Carpini di Pozzol Groppo si segnala per uno spumante brut ottenuto da uve Timorasso – Chiaror sul Masso – simpatico e capace di accompagnare i formaggi freschi o leggermente stagionati. Il suo Timorasso Brezza d’estate aggiunge alle caratteristiche del vitigno quel bacino di profumi e sapori che la viticoltura di alta collina dona ai vini.

Vi consiglio di bere almeno una volta nella vita il Derthona e l’ottimo Filari di Timorasso dell’Azienda agricola Luigi Boveri di Costa Vescovato, in equilibrio tra acidità e mineralità con sentori di idrocarburi e minerali di roccia

I Vigneti Pernigotti di Carezzano producono il Timorasso Intensità, vino che ricorda in alcune caratteristiche i vini francesi, anzi alsaziani, lungo e persistente.

L’Azienda agricola Terralba vi conquisterà con i suoi ottimi vini dalla spiccata mineralità, di inteso profumo di miele d’acacia, ottimi per accompagnare la cucina del territorio.

La Morella, azienda agricola di Carezzano, ha presentato l’ottimo Timorasso I Tre Venti, vinificato in purezza per mantenere gli inconfondibili profumi e il colore trasparente tipico del vitigno. Bevetelo.

I Vigneti Giacomo Boveri, producono il magnifico Timorasso Lacrima di Tufo, di naso intenso e complesso: mela golden, ananas, nocciola, limone candito, sedano, bella mineralità calcarea, note di pepe bianco. In bocca è fine, in buona armonia con quanto percepito al naso e un piacevolissimo finale molto lungo di note tostate e cineree con un guizzo finale ammandorlato.

Azienda Agricola Paolo Poggio di Brignano Frascata ha presentato il Timorasso Ronchetto: brillante, dal color paglierino, olfatto fine, intenso e netto. Di buona struttura, fresco al palato, sapido, morbido e persistente. Per accompagnare crostacei, antipasti e primi piatti a base di pesce, ottimo su certi formaggi; può reggere anche carni bianche.

Ammalia Cascina Montagnola di Viguzzolo con il suo Morasso che si presenta con un colore giallo paglierino con tenui sfumature verdognole, molto trasparente. Al naso esprime aromi intensi, raffinati con note di mela, susina e agrumi, accenni di nocciola, vaniglia e pralina. In bocca ha piacevole acidità, fresco ed equilibrato dall’alcol, buon corpo, sapori intensi. Il finale è persistente. Ottimo aperitivo, si accompagna a piatti a base di pesce, primi piatti saporiti, fritti, verdure, formaggi freschi e di media stagionatura.

Il Timorasso Castagnoli dell’azienda agricola Andrea Mutti interpreta con brillantezza denominazione e territorio. Mutti è stato tra i primi a seguire Walter Massa nella riscoperta di quest’uva sorprendente.  Il colore è ricco, vivace e luminoso. Al naso apre su note di pietra focaia, idrocarburo, bergamotto e susina gialla matura. A fare da contrappunto una tenue nota d’evoluzione, che si traduce in un accenno di frutta secca e pasta di nocciole. In bocca è slanciato ma succulento. Da bere.

Il Terre di Timorasso dell’Azienda Agricola Ricci Carlo Daniele è potente, pieno. Risulta sapido e non fatica a lasciare un ricordo nel suo degustatore. Il top wine di Daniele Ricci, San Leto 2004, ha giuste e meritate ambizioni. Nato da una vendemmia tardiva e da rese in vigna limitate, esalta al massimo grado i caratteri del grande vitigno a bacca bianca tortonese. Impegnativo, completo, pervasivo. Vale il viaggio a Costa Vescovato.

La cantina cooperativa dei colli tortonesi, ragione sociale Vignaioli del Tortonese, usa le uve timorasso conferite dai soci per produrre vini che rispecchiano le caratteristiche del territorio su cui le uve crescono: mineralità, inteso profumo di miele d’acacia, agrumi, cedro e idrocarburi. Nati per allietare i vostri incontri con la cucina del territorio

Il Timorasso San Vito di Valli Unite Società Cooperativa si annuncia con aromi di pietra focaia e di foglie secche che ci ricordano che la vite saluta l’estate e ci prepara ad accogliere l’autunno.

Se il produttore porta nella ragione sociale il cognome Coppi la memoria ci porta al campionissimo. Le Vigne Marina Coppi non potevano che intitolare al grande Fausto il loro vino timorasso di punta. Il “Fausto” è ovviamente di carattere e di grande personalità. Il colore è giallo paglierino intenso, viscoso e lucente. Il profumo è complesso ed intenso, evidenzia mineralità, fiori bianchi, note agrumate di pompelmo rosa. Vino di struttura importante, ottima sapidità, calore e freschezza, elementi che conferiscono grande equilibrio, persistente nel finale.

I Vigneti Daglio producono il Timorasso Cantico che al naso evidenzia note di foglia di vite secca, pietra focaia ed erbe di campo. In bocca è caldo, avvolgente con una lunga persistenza salina. È un vino la cui intensità aromatica e minerale raggiunge l’ apice dopo 6-7 anni affinamento in bottiglia.

Ricordate: bevete meno ma bevete meglio. E da oggi bevete Timorasso.

Paolo Manna